Nella sala dei bottoni del Porsche Sci Club Italia, quando si tratta di organizzare e gestire il suo lato agonistico, si siede Peter Runggaldier. L’ex jet-man della nazionale Azzurra di sci, vincitore della coppa del mondo di SuperG, è infatti il responsabile tecnico delle attività sciistiche del Club. Un ruolo che lo porta non solo a essere il riferimento per i soci del PSCI, quando si tratta di andare alla scoperta dei comprensori che ospitano i cinque eventi in calendario, ma anche a recitare il ruolo di deus ex machina di tutte le gare di Slalom Gigante che danno vita alla Porsche White Cup, il circuito di gare riservato ai soci del PSCI, che si svolge durante ciascuna tappa.

Abbiamo raggiunto Runghi dopo il weekend di Coppa del Mondo di Kitzbuhel, per farci raccontare il dietro le quinte del suo ruolo e, soprattutto, per svelare qualche aspetto meno noto del ruolo di tracciatore.

– Peter, da cosa si comincia quando si disegna una gara di slalom della Porsche White Cup?
– Può sembrare scontato, ma prima di tutto occorre una pista… Si comincia da lì. Non chiedo mai una pista specifica, ma mi limito a porre come condizione una lunghezza tale da poter piazzare fra le 23 e le 30 porte, con un tempo di manche intorno ai 40 secondi. Quindi, valuto di volta in volta la pista che la località ci mette a disposizione e, in base alle caratteristiche del pendio, inizio a disegnare la manche. (continua sotto)

– Che caratteristiche dai ai tuoi tracciati?
– Poiché sul tracciato gareggeranno sia atleti di eccellente livello, che partecipano a gare Master, sia amatori alle prime esperienze fra i pali, devo cercare di non essere troppo tecnico. Disegno quindi manche che permettano alla maggior parte dei partenti di portare a termine entrambe le prove e, soprattutto, di divertirsi. Traccio quindi manche piuttosto strette, con porte a 20/23 metri di distanza l’una dall’altra, a seconda della pendenza. Se lo tracciassi più largo, gli sciatori poco esperti e meno veloci si troverebbero quasi in difficoltà, senza una precisa idea di cosa fare fra una porta e l’altra. Inoltre, un tracciato un po’ stretto diventa più difficile e sfidante per chi è più bravo, così riesco ad accontentare un po’ tutti.

– Non ti viene mai la tentazione di inserire qualche trabocchetto?
– Sì, ma non lo faccio… come ti ho detto, devo tenere conto del fatto che alcuni dei partecipanti non hanno esperienza fra i pali e quindi li metterei troppo in difficoltà. Cerco invece di adattare la tracciatura al pendio e creare un tracciato non monotono per permettere a tutti di divertirsi in sicurezza e ai più bravi di far valere le proprie qualità tecniche.

– Quali consigli dai ai soci del PSCI, per affrontare al meglio le gare della Porsche White Cup?
– Consiglio soprattutto, di non sottovalutare e studiare il tracciato, di abituarsi un po’ alla velocità e di tenere sempre lo sguardo oltre la porta che si sta affrontando, così da preparare già la linea per quella successiva. È anche importante tenersi allenati per avere forza nelle gambe. Essere reattivi aiuta a reagire nei momenti di difficolta per correggere eventuali errori e non scivolare. Consiglio anche di restare concentrati fin dopo il traguardo invece di avere fretta di girarsi a guardare il tempo… E non ci si deve dimenticare che l’importante è divertirsi e riuscire a portare in fondo tutte e due le manche. Il cronometro non è poi così importante.

Le foto e il video della 1a tappa a Selva di Valgardena.
Le foto e il video della 2a tappa a Sesto e Passo Monte Croce.
Le foto e il video della 3a tappa a Bormio.
Le foto e il video della 4a tappa a Tonale.
Le foto e il video della 5a tappa a Courmayeur.